Orari e Farmacie di Turno
«Per la forfora tignosa della testa – scriveva Santa Ildegarda nel secolo XII – si userà un’erba fredda e umida come la calendula, un’erba che ha in sé una grande forza verde: si prendano le foglie e i fiori della calendula e se ne sprema il succo, poi si prepari con questo succo una pasta fatta con pane grattato e farina di segale. La si spalmi sulla testa, le crosticine cadranno e la testa diventerà bella”. Sono le prime indicazioni terapeutiche di una pianta, la Calendula officinalis, che diventerà poi famosa in tutto il nord dell’Europa come medicamento antiflogistico per uso topico nel trattamento delle piaghe, delle ustioni e degli arrossamenti cutanei. La farmacologia contemporanea ha studiato a fondo gli effetti di questa pianta e numerosi lavori farmacologici hanno confermato le sue diverse indicazioni tradizionali e permesso di scoprirne delle nuove. Prima di tutto – grazie a studi chimici iniziati ancora negli anni cinquanta – è stato messo a punto un quadro chimico completo della infinità di principi attivi contenuti nei capolini di questo fiore (olii essenziali, steroli, flavonoidi, carotenoidi e mucillagini) che hanno dato il via ad una serie di sperimentazioni – anche cliniche – sullo straordinario tropismo cutaneo dei preparati a base di calendula.
L’azione antinfiammatoria, per altro già ampiamente valorizzata dalla medicina popolare, è stata dimostrata in vivo su diversi modelli sperimentali (Della Loggia-Tubaro, Planta Medica, 56,658,1990) dove gli estratti totali di fiore di calendula sono stati in grado di provocare, nei tessuti lesi trattati, una sensibile inibizione dell’infiltrazione leucocitaria e di garantire una protezione contro l’insorgenza di processi flogistici paragonabile a quella dei più comuni farmaci antinfiammatori di sintesi. Queste sperimentazioni hanno però messo in evidenza quanto i preparati di calendula siano anche in grado di favorire la guarigione delle ferite facilitando la fase di biosintesi del collagene che, come si sa, è alla base dei processi di riepitelizzazione cutanea. L’esame istologico delle sezioni di tessuto trattato ha inoltre chiarito un altro aspetto finora sconosciuto alla scienza farmacologica e cioè che i trattamenti topici a base di calendula sono in grado di aumentare l’angiogenesi in maniera significativa distribuendo una rete di neo-vascolarizzazione in tutta la parte lesa. È dunque chiaro che un’adeguata angiogenesi è il requisito fondamentale per la guarigione delle ferite. Il miglioramento genetico di questa pianta, finalizzato a scopi ornamentali, ha portato dei notevoli vantaggi anche alla sua coltivazione per scopi erboristici che permette di ottenere produzioni ad altissima resa di principi attivi. I Farmacisti Preparatori hanno infatti realizzato nel territorio dolomitico una sorta di filiera controllata che ha permesso di ricavare dalla pianta un’alta concentrazione di pigmenti estremamente utili per la salute. Il risultato è stato l’ottenimento di un fitocomplesso ad alta concentrazione di principi attivi, definito in gergo chimico col termine di “estratto supercritico” perché effettuato in clima di anidride carbonica ad alta pressione, estremamente “pulito” e assolutamente privo di residui e solventi. Le analisi poi ne hanno messo in luce un’autentica cascata di principi attivi di natura carotenoide estremamente interessanti sotto l’aspetto farmaceutico e decisamente utili per il loro impiego nel campo dermatologico.
Fonte: rivista Farmacisti Preparatori Inverno 2021 – Unifarco
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