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D come domani… la vitamina del futuro

La vitamina D, per lungo tempo relegata al ruolo di principale regolatore dell’equilibrio del calcio nell’organismo, in particolare nelle ossa, è stata negli ultimi anni il nutriente che ha suscitato il maggior interesse nel mondo della ricerca e ha prodotto i risultati più positivi.

Alcuni studi hanno messo in evidenza importanti implicazioni della vitamina D nell’attività del sistema immunitario, nella prevenzione delle neoplasie e di alcune malattie autoimmuni, nonché nel contenimento delle manifestazioni neurodegenerative e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Queste nuove conoscenze permettono di ipotizzarne un ruolo sempre più importante e complesso della vitamina D nel benessere dell’individuo ed una posizione di primo piano nella nutraceutica del futuro. La vitamina D appartiene al gruppo delle vitamine liposolubili (come la A, la E e la K) che si sciolgono nei grassi con i quali vengono assorbite nell’intestino. In natura, possiamo trovare due forme di vitamina D: la D2 e la D3. La prima si trova in quantità piuttosto limitate nel mondo vegetale, soprattutto nei funghi e in alcune piante. La seconda è invece presente nel mondo animale nel pesce grasso (aringa, sgombro, salmone, tonno) e in pochi altri cibi quali il tuorlo di uova di galline (solo quelle che sono allevate all’aperto ed esposte al sole) o nel latte e derivati, ove viene aggiunta prima della commercializzazione.

L’alimentazione copre solo il 20% del fabbisogno giornaliero di questa importante vitamina, il cui restante 80% è prodotto dalla cute partendo da una particolare forma di colesterolo che viene trasformato in vitamina D3 attraverso una serie di reazioni fotochimiche che utilizzano i raggi ultravioletti B della luce solare. Ma quanto dobbiamo esporci al sole per produrre la quantità giornaliera necessaria di vitamina D3? Una stima approssimativa può essere riassunta così: durante l’estate, nelle ore in cui il sole è più intenso, bastano 10-15 minuti di esposizione sul 25% della superficie corporea, nelle stagioni intermedie occorrono circa 30 minuti, in inverno almeno due ore quando il sole è più forte (dalle 12 alle 14). Occorre tener presente che l’uso di filtri solari interferisce significativamente sulla sintesi: basta un filtro con protezione 10 per inibirla.

La sua funzione principale e più conosciuta è quella di regolatrice dell’equilibrio del calcio nell’organismo. È particolarmente importante per lo sviluppo dello scheletro e per la mineralizzazione delle ossa, cioè per garantirne una adeguata densità. Il deficit di vitamina D è caratterizzato da insufficiente mineralizzazione o demineralizzazione dello scheletro con fenomeni di rachitismo nei bambini e di possibile osteoporosi nell’adulto.

Alcune categorie presentano un maggior rischio di insufficienza o carenza di vitamina D: i bambini e i ragazzi in fase di sviluppo scheletrico (per l’aumentato fabbisogno), le donne in menopausa (per l’aumentato riassorbimento osseo), gli anziani (per la diminuita produzione), coloro che hanno una scarsa esposizione solare per stili di vita o per le condizioni ambientali delle zone in cui vivono. Ricerche realizzate negli ultimi anni hanno evidenziato che la vitamina D non solo mantiene una buona condizione di mineralizzazione delle ossa ma può determinare effetti benefici sul sistema immunitario (migliorandone le prestazioni nei confronti delle aggressioni microbiche), e in alcune malattie a carico del sistema nervoso, immunitario, cardiovascolare e intestinale.
Gli studi più recenti hanno però documentato un fenomeno piuttosto preoccupante: un’ampia fascia di popolazione (che varia da 40 al 70% secondo i diversi ricercatori) si trova sotto la soglia di normalità dei valori di vitamina D3 nel sangue (20-30 nanogrammi/ml). Questa situazione è legata agli stili di vita, sempre più caratterizzati da lunghe permanenze in ambienti chiusi, e dalla scarsa reperibilità di vitamina D nei cibi.

Per i numerosi soggetti in insufficienza o carenza e per quelli a rischio è quindi evidente quanto sia importante una dieta bilanciata e ricca in vitamina D. Anche un’eventuale integrazione di vitamina D tramite nutraceutici può essere molto utile: i dosaggi consigliati dai diversi autori variano da 400 a 1500 unità internazionali in funzione dell’età e delle situazioni cliniche.


Fonte: rivista Farmacisti Preparatori Inverno 2021 – Unifarco