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Filtri solari: innovare rispettando la pelle e l’ambiente

ll prodotto solare è l’unica categoria di cosmetici in cui è possibile riportare in etichetta la quantificazione degli effetti funzionali attraverso una scala numerica che rende i prodotti con lo stesso SPF apparentemente tutti uguali agli occhi del consumatore. Ma un buon solare è molto di più del suo SPF. Ne parliamo con il dott. Baratto, docente nel Master in Scienza e Tecnologia cosmetiche presso l’Università di Ferrara.

L’uso dei filtri solari ha come principale obiettivo quello di proteggerci dai danni certi di un’eccessiva esposizione alle radiazioni UV. Negli ultimi anni è emersa una nuova problematica di tipo ambientale che ha portato quest’anno le Hawaii ad emanare un divieto di utilizzo di prodotti solari che contengono filtri dannosi per l’ecosistema della barriera corallina come i Benzofenoni e i derivati del cinnamato. Il fatto che essi siano in grado di provocare effetti negativi sulla barriera corallina, ecosistema molto delicato, che il turismo di massa ha messo a dura prova in questi ultimi anni, rappresenta sicuramente un campanello di allarme.

Gli studi sull’uomo sono ancora troppo pochi per avere delle certezze, ma alcune molecole come benzofenoni, derivati della canfora e i cinnamati sono oggetto di attenzione in quanto chimicamente simili a molecole già classificate come interferenti endocrini. Gli EDCs (Endocrine Disrupting Chemicals) sono gruppi chimici di sostanze i cui effetti cronici vengono monitorati, tramite studi epidemiologici, a livello mondiale, per comprenderne i danni derivanti dal loro accumulo nell’organismo (Grindler N.M et al, Plos ONE 10 (1) 2015). Si tratta di sostanze altamente inquinanti (PCB, diossine, pesticidi, fitoestrogeni, idrocarburi policiclici, etc..) il cui uso è trasversale in molti settori merceologici. Viene quindi spontaneo chiederci se ci siano filtri solari più sicuri di altri.

La tematica merita sicuramente attenzione e indirizza fin d’ora il consiglio del farmacista verso i prodotti che contengono i filtri particolati, di ultima generazione, definiti anche nano derivati che per le loro caratteristiche di struttura chimica e peso molecolare non presentano questa criticità. Purtroppo però, anche in questa tematica la disinformazione è molto diffusa. Il termine “nano” è infatti un termine che ben si presta a suscitare emozioni forti, se da un lato il mondo farmaceutico vede nelle nanotecnologie il futuro della medicina e, non solo, lo vive in modo entusiasta, dall’altro il mondo del consumatore può sentirsi spaesato ed intimorito da queste nuove tecnologie.

Nel caso dei filtri solari, il termine “nano” in realtà identifica molecole che hanno dimensioni assai più grandi dei comuni filtri solari di prima e seconda generazione. I comuni filtri solari organici sono molecole molto piccole, liposolubili, capaci di penetrare facilmente attraverso la cute ed è proprio a questa facilità di penetrazione che è legata la necessità di verificare se il loro uso cronico e ripetuto comporti un rischio sia pur minimo di danni sistemici. I filtri organici di terza generazione di tipo particellare e i filtri fisici hanno dimensioni particellari che rendono molto difficile la loro penetrazione attraverso la cute con vantaggi evidenti in termini di efficacia e di sicurezza d’uso.

Per quanto riguarda le differenze tra l’uso di filtri minerali o fisici e il gruppo dei filtri organici o chimici, possiamo dire che, da un punto di vista scientifico, l’uso dei filtri fisici è raccomandato per i bambini molto piccoli e per tutti coloro che hanno problemi di pelle molto reattiva: le dimensioni nano dei materiali assicurano una migliore efficienza protettiva e favoriscono l’applicazione limitando l’effetto bianco e la difficile spalmabilità, caratteristiche delle polveri utilizzate per la preparazione di paste galeniche che tutti ben conosciamo.

Ma non sempre i filtri solari minerali o fisici sono la migliore scelta. Quando le zone del corpo da proteggere sono molto estese, si preferisce comunque l’impiego di filtri organici più facili da stendere, più gradevoli e leggeri sulla pelle. Questo aspetto è fondamentale per garantire un’abbondante, uniforme e ripetuta applicazione. I filtri fisici diventano invece una buona scelta quando sono utilizzati come protezione di pelli problematiche, molto sensibili e reattive in zone più limitate come mani, viso, zigomi, collo, braccia ove e quando non sia possibile la protezione dalla luce con l’impiego di vestiti, occhiali e cappello. In un mondo ricco di diverse soluzioni, il consiglio è quello di affidarsi alla figura competente del farmacista per individuare i prodotti solari che maggiormente si adattano a noi.


Fonte: rivista Farmacisti Preparatori Estate 2020 – Unifarco